Massimo Pittau, un gigante della cultura sarda (di Mauro Maxia)
Massimo Pittau, scomparso alla soglia dei 99 anni. Era nato a Nùoro e questo dato lo rendeva il decano dei linguisti italiani.
La sua ampia formazione umanistica, i molteplici interessi e la lunghissima attività determinarono in lui una spiccata vocazione per la pluridisciplinarità alimentata da una innata curiosità. La sua onestà intellettuale si coniugava all’entusiasmo, alla spontaneità e anche a una certa ingenuità che, insieme alle sue eccellenti capacità didattiche, gli valsero l’affetto di centinaia di allievi.
La continua ricerca del vero lo portava a riconoscere, anzitutto nei suoi scritti, le inevitabili inesattezze o imperfezioni che tanto più lunga è una carriera tanto più frequenti possono essere. D’altra parte, diceva: «chi meno scrive meno erra».
Forte della sua preparazione filosofica, egli era convinto che l’errore costituisse un’opportunità sia per sé stessi sia per la comunità scientifica in termini di avanzamento della conoscenza. A questa visione dello scibile egli associava l’idea che il dubbio dovesse accompagnare l’approccio a qualsivoglia argomento da parte di chi studia e fa ricerca. In lui convivevano la sistematicità dello scienziato e il trasporto del ricercatore puro che fino all’ultimo, nonostante gli acciacchi della vecchiaia, gli consentirono di offrire validi contributi nei campi di suo più stretto interesse.
Un dato utile a inquadrare la sua determinazione è quello che lo vede a 75 anni apprendere l’uso del personal computer. Grazie a questo passo a un’età in cui normalmente si tirano i remi in barca, Pittau riuscì addirittura ad aumentare la frequenza con cui pubblicava i suoi studi.
Per il suo carattere incline al confronto franco e spassionato Pittau ebbe vivaci polemiche sia con gli etruscologi sia con gli archeologi sardi ma anche con celebri linguisti come Mario Alinei, Heinz Jürgen Wolf ed Eduardo Blasco Ferrer. Nel suo ultimo scritto – il pamphlet Eppure mi diverto coi Nuragici e con gli Etruschi (Cagliari, Edizioni Della Torre, 2019) – Pittau riannoda con umorismo i fili di un dibattito quarantennale che ha contribuito a cambiare la prospettiva degli studi nell’archeologia sarda e nell’etruscologia.
La sua attività poliedrica trova un raffronto soltanto in quella di Giovanni Spano, maggiore erudito sardo del 1800 considerato tuttora come uno dei più rappresentativi personaggi espressi dalla Sardegna in ogni tempo. In realtà la produzione di Pittau, grazie anche alla maggiore longevità e alle moderne tecnologie, supera largamente pure quella dello Spano.
Massimo Pittau è stato lo studioso e saggista sardo che ha pubblicato di gran lunga il maggior numero di libri, studi, articoli e interventi. Come gli ormai celebri “Giganti di Monti Prama”, ai quali dedicò uno specifico studio, egli è stato un vero gigante della cultura sarda e italiana.
Mauro Maxia
Per altri dati e per una parziale visione della sua straordinaria bibliografia si rimanda al suo sito ufficiale http://www.pittau.it/.
Il presente contributo costituisce una parziale anteprima di uno scritto commemorativo che uscirà a febbraio nel primo numero del 2020 della Rivista Italiana di Onomastica, la quale ha una diffusione mondiale. La foto, scattata nel 1992 a Santa Vittoria di Serri, è di proprietà dello scrivente.
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