Il sardo lingua ufficiale
di Amos Cardia
Tratto dal numero di marzo 2010 di Province Sarde – Rivista dell’Unione Province Sarde. La rivista si trova in distribuzione gratuita presso tutte le sedi provinciali della Sardegna.
La lingua sarda entra in Consiglio Provinciale. Non più per qualche colorita protesta di un esponente di un partito minoritario, ma attraverso una delibera votata all’unanimità, dopo le relazioni che i consiglieri di maggioranza Giuseppe Palmas (Pd) e Giuseppe Monni (Rossomori) hanno svolto in lingua sarda. Fanno parte delle Commissioni Cultura il primo e Pubblica Istruzione il secondo, e hanno seguito sin dall’inizio l’elaborazione di uno standard della variante campidanese, presentato alla città lo scorso 18 luglio a Palazzo Viceregio, alla presenza del Presidente della Giunta Graziano Milia.
A neanche un anno di distanza, dopo che lo standard è stato sottoposto al giudizio della popolazione attraverso un forum pubblico, accogliendo proposte di modifica e integrazioni, il 17 marzo 2010 viene approvato dal Consiglio Provinciale all’unanimità. Significa che d’ora in poi tutti gli organi della Provincia potranno scrivere in lingua sarda, perché hanno una norma di riferimento riconosciuta con un atto istituzionale.
Il Presidente Milia e i consiglieri hanno rimarcato nei loro interventi l’importanza di questo grande passo della Provincia di Cagliari, elogiando il lavoro di normalizzazione linguistica che ha svolto gratuitamente il Comitato Scientifico prima e l’Acadèmia de su Sardu poi, composti dagli studiosi e dai tecnici più preparati e attivi della provincia e non solo.
Condiviso anche il riconoscimento di una doppia norma del Sardo, che nelle province di Cagliari, Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano non può che esprimersi col Campidanese, mentre per quelle di Oristano e Ogliastra deve valere la doppia norma Campidanese e Logudorese. Preoccupazione trasversale per una lingua che rischia di morire, perché sempre meno e peggio parlata. Gli stessi consiglieri, escluso Giuseppe Palmas, che è intervenuto interamente in sardo, si sono espressi principalmente in italiano, per ammessi limiti di conoscenza e di padronanza della lingua, dando ulteriore enfasi alla necessità di un intervento forte nelle istituzioni e nella scuola.
Significativa la testimonianza del Presidente Milia, che ha raccontato come negli anni Ottanta fosse molto critico verso la politica linguistica e culturale catalana, che gli sembrò una forzatura. Ha ammesso che i fatti gli hanno dato torto, raccontando come il ceto politico catalano, da sinistra a destra, ha creato una situazione di prosperità economica e culturale, fondata su solide basi.
Dai banchi dell’opposizione, ugualmente soddisfatta per il risultato cui è prevenuta la Provincia, è stata avanzata una critica al Presidente per la mancata realizzazione del progetto per il bilinguismo, per il quale la Provincia aveva ricevuto dall’Ufficio Affari Regionali un cospicuo finanziamento.
A quest’osservazione Milia ha risposto illustrando le difficoltà intercorse con la Regione e la sua scelta conseguente di rinunciare al progetto, piuttosto che realizzarlo in un modo non condiviso.
È intervenuto il Presidente del Consiglio Provinciale Roberto Pili, che ha definito la giornata di importanza storica per la lingua sarda e la mattina si è conclusa con l’esibizione di due giovani suonatrici di launeddas di Capoterra e col saluto di Oreste Pili, presidente dell’Acadèmia de su Sardu e instancabile promotore del bilinguismo nella provincia.
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